Attività

Un mondo trasversale – Conversazione con Francesco Pennisi

“Il mio è un mondo trasversale… Io sono un compositore nato sotto il segno drammatico della contraddizione… qualsiasi “neo” mi è estraneo. Non ho forme alle quali riferirmi… Sono un uomo di dubbi. La mia musica è una musica di frammenti, che si compongono, che scoppiano, si ricreano via via che procede l’ambito del loro accadere.”

Nel corso della conversazione con Dino Villatico, il maestro Pennisi ha presentato la propria opera e le radici profonde da cui la sua arte trae origine, attraversando le molteplici esperienze che caratterizzano la sua poliedrica produzione, con la lucidità di giudizio e l’ironia leggera che sono parte integrante della sua ricca e complessa personalità artistica.

UN MONDO TRASVERSALE
Conversazione con Francesco Pennisi

“Il mio è un mondo trasversale. Accosto le cose, che non prendo mai di petto. E’ un’opera la mia? Non lo so. Certo, l’ho scritta, ed è dunque una mia opera. Ma quale opera, e quale teatro? è veramente teatro? è, forse, solo un opus incertum. Accosto cose diverse, raccolgo pezzi diversi. L’organico stesso cambia di pezzo in pezzo. Come in Carteggio. La successione non è però casuale, ha anzi una sua logica: ed è, proprio nel succedersi, teatro. Io sono un compositore nato sotto il segno drammatico della contraddizione, della corrente alternata, dello strutturalismo e dell’alea, non posso perciò rifare ciò che è stato fatto: qualsiasi neo mi è estraneo. Non ho forme alle quali riferirmi. Devo inventarle, non solo pezzo per pezzo, ma quasi battuta per battuta. Non è un merito e non è una virtù. E’una condizione. Sono un uomo di dubbi. La mia musica è una musica di frammenti, che si compongono, che scoppiano, si ricreano via via che procede l’ambito del loro accadere”.

Così mi parlava di se stesso Francesco Pennisi il 21 aprile 1991, giorno Natale di Roma, in un’intervista poi pubblicata sul programma delle Orestiadi di Gibellina 1991 (Milano, Ricordi). Era la presentazione di un’opera scritta apposta per le manifestazioni di quell’anno a Gibellina: e anche quella volta il teatro di Pennisi fu teatro circoscritto da infinite parentesi. Pennisi è siciliano, come Pirandello, come Tomasi di Lampedusa; la realtà è inafferrabile, si può soltanto guardarla riflessa nella anamorfosi della memoria, viverla è sempre una fragile ipotesi. Ma bisogna anche aver vissuto gli anni che dalla metà degli anni ’50 ai primi anni ’70 hanno visto in Italia, e non solo per la musica, la piena espressione del moderno, per capire fino in fondo la necessità intellettuale di un’affermazione come “sono un uomo di dubbi”.

Luogo

Via Luciano Manara – Roma

Categoria

Conferenze

Data di inizio

21 Maggio 1993 - 21:00